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Vallone di Fua : eremo San Leonardo in Selva

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    San Leonardo in Selva posto a quota 1180, eremo abbarbicato e affiancato su un riparo roccioso sl versante est del Vallone di Fua alle falde del Monte della Duchessa (1).

    Vi si accede tramite un sentiero che partendo da Cartore raggiunge l' eremo attraversando il versante sud-est di uno sperone roccioso del lato sinistro del Vallone.

    Ricavato su un riparo roccioso con pianta allungata composta da vari nuclei merari collegati fra di loro. L' ingresso, aperto ad ovest, č costituito da un varco strettissimo adattato su roccia che immette in una piccola spianata che domina la sottostante valle di Cartore e da cui si dominano i monti di S. Anatolia, di Magliano, i Piani Paletini e quelli di Tagliacozzo. Il primo ambiente a pianta rettangolare (metri 8x6) con murature in opera incerta medioevale (con presenza di tegole nella murartura ), presenta nel suo interno tre grossi blocchi di calcare staccatesi dalla rupe roccioso. Il muro a sud-est, poggiante sullo strapiombo roccioso, ha uno spessore di metri 1.15 ed č conservato per un' altezza di metri 2 e presenta una scarpa di base.
    
    Il lato opposto č adattato su roccia mentre gli altri due ortogonali hanno uno spessore di circa 80 cm e si conservano per un' altezza massima di 80 cm.
Superato il primo ambiente, lungo la parete rocciosa, si allineano, per una distanza di 4 metri, dei loculi funerari sottopavimentali delimitati da muretti in opera incerta intonacati, lunghi due metri, larghi 0,70 e visibili per un alzato di 0,30.
    
    Nell' interno resti ossei umani sconvolti dall' azione distruttiva di clandestini, probabilmente riferibili a monaci o eremiti. Dopo il primo allineamento descritto il livello pavimentale si innalza di circa un metro delimitando un dente che fuoriesce di circa un metro rispetto al precedente e creando una piazzola lunga circa 5 metri ed ampia 1,50 coperta dalla volta del riparo roccioso. Su questo secondo tratto si intuiscono altri due loculi fortemente sconvolti e di cui si notano due lastre in pietra calcarea lavorata : una piu' piccola modanata sui due lai (cm 51x39x3); l'altra piu' grande rettangolare (cm 160x62x9), lavorata ad altorilievo, presenta un drappeggio sui due lati lunghi con modanatura a toro su lati corti e sulla superficie interna una riquadratura rettangolare che rientra dal bordo di cm 4.
    
    Le misure e le decorazioni delle lastre evidenziano un uso originale diverso dalla copertura dei loculi funerari, probabilmente erano legate all' architettura di un altare. 
    
    Quindi furono riutilizzati in un secondo tempo come sepoltura dei loculi, in un periodo in cui l' altare non č piu' in funzione. 
    
    Dopo il riparo sottoroccia,la parete rocciosa riprende un andamento verticale delimitando una terza piazzola gradinata sul versante di accesso con resti di due gradini in muratura larghi 30 cm. che immettono nel ripiano con resti di strutture raggiungibili da un corridoio largo un metro e lungo 2,50, delimitato a sinistra dalla parete rocciosa e sulla destra dal resto di un grande pilastro di m 1,50x1,30 poggiante su roccia con ammorzature sugli angoli composti da grossi blocchi lavorati.

    Sul lato est il corridoio raggiunge due avancorpi murari di spessore di cm 61 e conservati per un' altezza di m. 1,80x1,50, che descrivono un piccolo ambiente  di m 1,10x0,90. Le testate degli avancorpi, a sezione rettangolare di cm 42x33, sono costituiti da blocchi raffinati disposti a corina con cornice superiore e blocchetto sommitale, su cui, probabilmente, partiva un arco o architrave. All' interno del vano č presente un blocco di cm 33x24 in sospensione che fuoriesce dalla parete rocciosa; sotto, resti sconvolti di un loculo laterale che avanza sotto la parete con resti ossei umani.

    Dopo la testata di detra avanzano a gradoni due muretti in opera incerta, paralleli alla parete roccioso e delimitanti l' ingresso ad una grotta naturale, alta metri 3,50 e di forma quadrangolare con copertura a pseudo-volta aperta verso l' esterno. Nell' interno sono presenti crolli murari con blocchetti raffinati e delimitazioni murarie che racchiudono altri loculi funerari sconvolti data la presenza di resti ossei; da notare il rivestimento di monetine moderne degli anni 50 e 60 legate ad un uso rituale da parte dei pellegrini che frequentavano l' eremo di S. Leonardo. La grotta, secondo le testimonianze di Eusebio Di Carlo, conteneva la statua linea di culto che poggiava su un tronco naturale di Leccio ancora presente nel luogo sulla parete nord. Sul lato est un grosso muro a "L", spesso cm 80, chiudeva la grotta e fungeva da parete laterale di una cisterna a pianta rettangolare adattata su roccia di metri 3,10x1,90 con muri spessi cm 55, visibile per un' altezza di metri 2 ed intonacata internamente in opera signina con cioccopesto di colore rosso spesso cm 0,50. All' interno presenta un muro di delimitazione successiva che divideva la cisterna in due piccoli ambienti.
    
    L' eremo o Monasterium S. Leonardi in Selva citato per la prima volta nel 1153 in collegamento con l' abitato di Cartore appartenne probabilmente ai monaci di Farfa come confermato dall' appartenenza della Valle di Cartore a Farfa dal 762 d.C. al 1398.

    L' eremo risulta abbandonato intorno al 1561 anche se continua la sua vita come luogo di pellegrinaggio locale fino agli anni 60 del nostro secolo quando fu tolta la statua di culto. Secondo le testimonianze dei locali il luogo era meta di fedeli malati di dolori articolati che prelevavano nel luogo, nei pressi dell' altare del santo, frammenti ferrosi provenienti dalle vicine rocce con cui toccavano gli arti malati nella guarigione miracolosa.

Foglio 53 del Catasto terreni di Borgorose.

Tratto da Riserva Naturale Parziale Dei Monti Della Duchessa (Piano di tutela e utilizzo del territorio N°A)



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